2007/04/05

> Iritzia: ARCIGAY > MORIRE DI OMOFOBIA A 16 ANNI

  • Morire di omofobia a 16 anni
  • Sedicenne suicida a Torino. E' solo la punta di un iceberg: dannosi per i giovani gli insulti quotidiani di politici e prelati contro le persone omosessuali
  • Arcigay, 2007-04-05

“Inquietanti le parole della preside della scuola: cos’è secondo lei il bullismo? Solo percosse o minacce a mano armata?”. Anche la scritta “Sensibilizziamo i culi diversi – SS”, nel video del ragazzo disabile picchiato in classe a Torino mesi fa, si riferiva ai gay. Secondo un’indagine europea su centinaia di studenti italiani, oltre il 53% sente spesso a scuola insultare i gay come “finocchi” e gli insegnanti non se ne accorgono.

A scuola lo tormentavano da un anno e mezzo dicendogli che era gay, insultandolo e prendendolo in giro, e lui, uno studente di 16 anni di un istituto tecnico di Torino, racconta oggi il Corriere della Sera, non ce l’ha fatta più e si è ammazzato piantandosi un coltello nel petto e buttandosi dal quarto piano di casa.


“La protesta della madre di Marco ha permesso di sollevare il velo su un fenomeno diffuso ma invisibile. Il suicidio di adolescenti gay e lesbiche vessati dai compagni di classe, e più in generale il bullismo anti-gay tra i banchi di scuola sono realtà spesso ignorate. Il caso di Torino è solo la punta di un iceberg”.


Così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, sul caso del ragazzo di Torino che si è tolto la vita.


Da un’indagine finanziata dall’Unione europea e condotta nei mesi scorsi da Arcigay su quasi 500 studenti e insegnanti delle scuole superiori è emerso che più della metà dei ragazzi e delle ragazze (53,5%) sente pronunciare spesso o continuamente, a scuola, parole offensive come “finocchio” per indicare maschi omosessuali o percepiti come tali. Un altro 28% le sente usare qualche volta, il 14,6% raramente, e il 3,8% mai.


Ma succede anche che dalle parole si passi ai fatti. A più del 10% degli studenti capita di vedere spesso o continuamente un ragazzo deriso, offeso o aggredito, a scuola, perché è o sembra omosessuale, e raramente qualcuno interviene a difesa della vittima. Non lo fa mai nessuno secondo il 19,2%, raramente per il 29,3%, non sa il 22,7%. I prof inoltre non se ne accorgono. Alla stessa domanda sul frequente verificarsi di episodi di derisione o aggressione risponde infatti positivamente lo 0% degli adulti intervistati, mentre l’83,6% dice di non aver mai assistito a niente di simile.


www.arcigay.it/schoolmates


“I docenti tendono a sottovalutare il fenomeno del bullismo anti-gay – spiega Lo Giudice – anche perché molte volte gli episodi si verificano lontano dai loro occhi e dalle loro orecchie, ad esempio durante la ricreazione, nei corridoi, in giardino. Da altre ricerche risulta inoltre che i tentativi di suicidio tra i giovani omosessuali sono il doppio di quelli dei coetanei etero”.


“Le parole della preside dell’istituto frequentato da Marco sono il segno di una inconsapevolezza inquietante della scuola italiana – denuncia Lo Giudice, che è anche insegnante in un liceo di Bologna - Cosa significa che non c’era bullismo ma solo ‘sciocchi scherzi involontariamente crudeli’? Cos’è il bullismo per la scuola italiana? Solo percosse o minacce a mano armata? Non ci si rende conto di come possa essere devastante per la serena crescita di un adolescente gay o lesbica vivere in un ambiente, com’è la scuola italiana, in cui ‘frocio’ o ‘lesbica’ sono gli insulti più ricorrenti e offensivi?”


“Di solito il fenomeno del bullismo anti-gay è aggravato dall’incomprensione della famiglia, che si aggiunge alla percezione di un diffuso rifiuto sociale. Per questo è ancor più intollerabile che, di fronte alla protesta di una madre attiva e coraggiosa, la scuola abbia minimizzato il problema”.


“Solidarietà alla mamma di Marco per la sua perdita e per il coraggio di aver denunciato le violenze che suo figlio ha subito” viene espressa da Fabio Saccà, responsabile giovani di Arcigay. “Noi giovani omosessuali non ne possiamo più di essere considerati ‘figli di serie B’, ‘studenti di serie B’, ‘cittadini di serie B’. Oggi siamo soli di fronte alla violenza e ci sono tante troppe volte ragazzi come Marco che gettano la spugna. Se gli adulti hanno a cuore la crescita di tutti e tutte i giovani, si attivino per eliminare le cause di isolamento e di esclusione nei confronti degli omosessuali”.


“Solo poche scuole italiane – continua ancora Lo Giudice - fra queste proprio una scuola torinese, l’Istituto Bodoni, hanno attivato interventi contro l’omofobia, cioè l’ostilità e il disprezzo verso le persone omosessuali. Manca del tutto una pianificazione da parte del ministero dell’Istruzione, in colpevole ritardo per motivi ideologici. Tutto questo, in un contesto in cui da parte di esponenti politici o religiosi di primo piano si susseguono ogni giorno argomentazioni razziste e pesantemente offensive nei confronti delle persone omosessuali, con grave danno della percezione di sé e dell’autostima di chi sta vivendo un processo di maturazione della propria identità”


"Sensibilizziamo i culi diversi – SS” era la frase che si vedeva campeggiare sulla lavagna di un’altra classe scolastica di Torino mentre veniva picchiato il ragazzo disabile nel noto video, finito su internet, da cui è poi scaturito il dibattito degli ultimi mesi sul bullismo. Alcuni studenti nei giorni successivi si “giustificarono”, come riportato dalla stampa, spiegando che quella frase corredata di simboli nazisti non si riferiva allo studente picchiato ma “ad una scenetta in cui degli studenti di quella classe si fingevano gay e facevano gli idioti”.

> Berria: Hiesa > EL DOCUMENTAL "KARIBU KWANGU", TESTIMONIOS AFRICANOS CONTRA EL SIDA

  • Un documental cuenta la lucha en primera persona
  • 'Karibu Kwangu', africanos contra el sida
  • El Mundo, 2007-04-05 # Ana Bravo · Madrid

Pese a que el sida se ha llevado a parte de su familia, Mama Komba habla de su tragedia con los ojos secos. Se le nota pendiente del trasiego de su oficina mientras las cámaras la graban. Mama Komba participa en 'Karibu Kwangu', un documental sobre la lucha contra el sida que realiza la ONG africana AMREF Flying Doctors.


La experiencia de Mama Komba es uno de los tantos testimonios vitales que los realizadores de 'Karibu Kwangu' ('Bienvenido a mi hogar', en lengua swahili) se encontraron en Tanzania. "Ibamos preparados para rodar la muerte. Y nos encontramos con un montón de historias locales de esperanza", comenta José Antonio León, guionista y director del documental.


Viaje a la Tanzania rural
Ambientado en un distrito rural de Tanzania, los testimonios recogidos en 'Karibu Kwangu' muestran sin ambages la realidad del sida en sus víctimas... Desde Frida Mwesimuwi, la mujer que vio morir a su marido y a sus cinco esposas y que hace largos viajes en busca de los antirretrovirales para ella y su hija, hasta la autoridad de que gozan los brujos locales.


En este viaje por los daños que provoca el sida destaca la actitud de enfermeras y voluntarios que los atienden en sus casas. Sus palabras son, además, una denuncia de los problemas que enfrentan estas comunidades: el estigma y la discriminación, las dificultades para acceder a los antirretrovirales o el gran número de huérfanos. Al mismo tiempo, queda también espacio para mostrar cómo se están organizando para buscar soluciones y construir su futuro.


No hay que olvidar que la red de hospitales en países como Tanzania está colapsada y el ingreso en un centro es muy costoso. Además de los enfermos, millones de huérfanos a causa del sida necesitan especial atención. Las familias, de por sí pobres, generalmente mujeres y abuelos, suelen asumir la carga de cuidar a los huérfanos y enfermos. Y todos ellos, a su vez, han de enfrentar además la estigmatización de la enfermedad.


En este sentido, el objetivo de AMREF es el fortalecimiento de las capacidades del Gobierno, de los sistemas nacionales de salud, de las organizaciones civiles y de los propios afectados para crear una red de atención domiciliaria y comunitaria gestionada por los propios africanos.


Tres documentales para tres realidades
'Karibu Kwangu' es el primero de los tres documentales que AMREF Flying Doctors está preparando sobre la enfermedad que desangra África. La iniciativa se enmarca dentro del proyecto África Responde, que la ONG ha puesto en marcha en tres países donde la pandemia está provocando situaciones dramáticas: Tanzania, Kenia y Etiopía.


En estas zonas, el trabajo que se viene realizando incide en tres grupos clave: las mujeres embarazadas (Kenia), los jóvenes (Etiopía) y los propios afectados –los enfermos, los huérfanos y sus familias- (Tanzania); tres grupos especialmente vulnerables y con un gran potencial para convertirse en agentes de cambio y lucha contra la propagación de la enfermedad.


La iniciativa África Responde ha recibido el impulso de la Junta de Castilla y León y de la Agencia Española de Cooperación Internacional (AECI), en el marco del Programa Vita.


Una de las cualidades de esta ONG es que se trata de una entidad gestionada por africanos, creada en 1957 en Nairobi (Kenia). Aconfesional y apolítica, su objetivo es mejorar la salud de las poblaciones más desfavorecidas del continente como medio de lucha contra la pobreza.

> Berria. Antzerkia > BRASIL: LORCA TRIUNFA EN LOS TEATROS DE RIO

  • Lorca triunfa en los teatros de Río
  • Un monólogo con textos del poeta hilvana sus ideas sobre el arte, la vida, la muerte y sus recuerdos de Granada
  • El País, 2007-04-05 # Juan Arias · Río de Janeiro

Los escenarios de Río de Janeiro han redescubierto la atracción de Lorca. El espectáculo teatral "Federico García Lorca: pequeño poema infinito" es un éxito de público y crítica en el teatro Arena del centro cultural de Caixa Económica, en el centro de la ciudad, donde se estrenó el pasado 24 de marzo; y otros teatros de la ciudad ya han mostrado su interés por acogerlo.


Según el suplemento cultural del diario O Globo, que el sábado pasado dedicó su portada al montaje, la obra, cuyo protagonista y único autor, el joven José Mauro Brandt,que encarna la figura del poeta granadino, constituye "la revelación teatral de la temporada".


Barbara Heliodora, traductora de Shakespeare en Brasil y considerada la diosa temible de la crítica en la ciudad, ha tenido sólo elogios para el joven autor que, en un monólogo de 70 minutos, durante los cuales habla de Granada, de la vida y de la muerte, de la poesía y del arte, de la pobreza y del dolor, consigue hechizar al público que cada noche abarrota el teatro.


Para Heliodora, se trata del "triunfo de la sencillez" y califica la obra como un viaje sentimental de García Lorca a su tierra. "La actuación del actor parece toda ella empeñada en captar la sinceridad y la simplicidad del amor de Lorca por su bella Granada, que le provoca en el alma el deseo de ser un niño bueno, pobre y escondido. Un magnífico espectáculo".


La crítica ha elogiado la traducción al portugués de los textos de Lorca, a cargo de la poeta Roseana Murray. Los espectadores afirman, en efecto, que parece Lorca hablando en portugués, sin que pierda nada de la fuerza original de su poesía. La traductora, que en un primer momento había declinado la oferta por considerar que la densidad poética de Lorca es prácticamente intraducible, expresó así su perplejidad: "¿Cómo se puede traducir a un poeta que escribe con agua, vendavales, arco iris y sangre?".


La obra, dirigida por Antonio Gilberto, un gran profesional del teatro, tiene una historia de coincidencias. Él y el joven actor Brandt, que con esta obra se consagra definitivamente en el mundo del teatro, tuvieron a la vez la idea, sin saber uno del otro, de llevar a la escena la reencarnación de García Lorca a través de sus propios textos.


Un actor que emula la pedagogía teatral de Lorca
A pesar de su juventud, Brandt ya era considerado un veterano en Lorca. Recorrió para eso sus pasos, desde Granada a Argentina. Se empapó de su espíritu y de su poesía y hace ocho años llevó una imitación de La Barraca de Lorca a cientos de pueblos brasileños que nunca habían visto teatro, con un espectáculo sobre Lorca.


Actor completo, en su monólogo sobre Lorca, Brandt recita, canta las canciones populares del poeta granadino y baila aires andaluces. No hay en el texto una palabra que no sea de Lorca. El actor fue hilvanando textos de antiguas conferencias y entrevistas del poeta, donde ya aparecían las premoniciones de su muerte. Y es precisamente cuando Lorca, encarnado por Brandt, habla de la muerte, de los zapatos nuevos en los pies inmóviles de los muertos de los pueblos de Andalucía, cuando el público se encoge y mantiene la respiración. Un público que ningún día deja al actor acabar su monólogo, interrumpiéndole en pie con aplausos y gritos.


El crítico y catedrático Latuf Isaias, experto en Teoría Literaria, ha escrito que Brandt, "lector inveterado de Mario de Andrade, cataliza sobre sí todas las miradas de la platea, atenta y atónita ante un arte absoluto". La descripción que Lorca hace de Granada a través de sus olores, de sus sabores, de las aguas de sus ríos, de su pobreza digna, enamora tanto a los espectadores que algunos, al salir, confiesan sus ganas de irse directamente al aeropuerto "para conocer esa Granada encantada de Lorca".

> Berria: Bikoteak > CASTILLA-LA MANCHA: EL REGISTRO DE PAREJAS DE HECHO CONTABIZABA HASTA FINALES DE 2006 UN TOTAL DE 916 UNIONES, 24 DEL MISMO SEXO

  • Cuenca cuenta ya con 161 parejas de hecho, cuatro de ellas homosexuales
  • Desde su creación en 2000 hasta acabar 2006, el Registro de Parejas de Hecho de Castilla-La Mancha contaba con 916 uniones
  • La Tribuna de Cuenca, 2007-04-05 # C. Cueto · Guadalajara

Desde la creación por Decreto en julio del año 2000 del Registro de Parejas de Hecho de Castilla-La Mancha, Cuenca cuenta con un total de 161 uniones, de las que 157 son heterosexuales y cuatro homosexuales.


Esta entidad tenía inscritas a principios de año un total de 916 uniones, 892 de ellas heterosexuales y 24 formadas por personas del mismo sexo. De todas ellas, 269 parejas se apuntaron a este censo durante el año 2006.


En cuanto al resto de provincias, Guadalajara aporta 241 uniones (234 heterosexuales y siete homosexuales), sólo por detrás de Toledo, que contabiliza 350 parejas, (341 heterosexuales y nueve homosexuales); Ciudad Real cuenta con 97 parejas heterosexuales y dos homosexuales registradas, mientras que de Albacete hay inscritas 65 parejas, dos de ellas formadas por personas del mismo sexo.


La inscripción en el Registro de Parejas de Hecho de la región ha tenido una gran evolución desde su creación en el año 2000. Entre 2000 y 2001 fueron 58 las parejas inscritas en toda la región. Ya en 2002 la cifra se elevó a 79 y se ha ido incrementando en los años sucesivos (177 nuevas parejas en 2003, 195 en 2004 y 199 en 2005).


En general, este Registro está destinado a parejas no casadas, con independencia del sexo, que convivan libremente en relación afectiva análoga a la conyugal.


Quienes quieren inscribirse como pareja de hecho deben ser mayores de edad o estar emancipadas, no tener relación de parentesco en línea recta por consanguinidad o adopción, ni colateral por consanguinidad o adopción hasta segundo grado, y manifestar la voluntad de constituir una pareja estable no casada.


Estas personas no deben estar ligadas por vínculos matrimoniales ni formar pareja estable no casada con una tercera persona o estar incapacitadas judicialmente. Además, deben ser residentes, en este caso, en Castilla-La Mancha.


La documentación que se tiene que aportar es una fotocopia del DNI, una Declaración Jurada en la que se detalle que no se es miembro de otra pareja estable no casada así como de no tener relación de parentesco, la propia solicitud, un certificado de fe o estado civil de los solicitantes y un certificado de residencia en cualquier municipio de Castilla-La Mancha, acreditado por el Padrón Municipal.


Las solicitudes podrán presentarse en cualquier registro perteneciente a la Administración del Estado, a la de las comunidades autónomas y a la de aquellas entidades locales que hubieran suscrito el oportuno convenio, así como en las oficinas de correos o en cualquier otra forma prevista por ley.


También existe una solicitud de baja del Registro, que puede solicitarse conjuntamente por los dos miembros de la pareja o unilateralmente por uno de ellos. Las instancias para constituir o causar baja como pareja de hecho pueden obtenerse en la web de la Junta, dentro del directorio de la Consejería de Administraciones Públicas, y se presentarán en cualquiera de las ocho Oficinas de Información y Registro (OIR) que existen en Castilla-La Mancha.


Qué supone. Las parejas de hecho pueden pactar libremente el régimen económico por el que quieren regir sus relaciones y han logrado equipararse en algunos aspectos a los matrimonios, como sucede con el caso de las herencias, donde pueden regular legalmente su situación para obtener mayores beneficios tanto para ellos como para sus descendientes, si los hubiera.


Donde hay más diferencias entre parejas casadas y de hecho es en el tratamiento fiscal y sanitario.

> Berria: Hartzak > CATALUNYA: EL ENCUENTRO DE OSOS EN EL FORUM DE BARCELONA REUNE A UNOS 2.000 VISITANTES

  • Convocatoria internacional masculina en la capital catalana
  • Una fiesta de gais 'osos' reúne a unos 2.000 visitantes en el Fòrum
  • Bearcelona, un encuentro de homosexuales de estética varonil, atrae a turistas de 26 países. El ayuntamiento niega el apoyo expreso a la cita, aunque sugirió la localización y autorizó carteles
  • El Periódico de Catalunya, 2007-04-05

Un encuentro internacional de homosexuales en la ciudad atrae a unos 2.000 hombres procedentes de 26 países. Bearcelona, una cita que reúne desde hace siete años a gais de estética varonil (fuertes, gordos y peludos) se celebra en la ciudad desde el miércoles hasta el próximo domingo. Este año la mayor afluencia de visitantes ha hecho que los organizadores se muden a las carpas del Fòrum, donde realizarán --por sugerencia del ayuntamiento-- las fiestas nocturnas del encuentro.


También han reservado unas 100 habitaciones en el hotel Princess, de Diagonal Mar, para los visitantes con mayor poder adquisitivo y han desplegado 100 banderolas por el Eixample para promocionar la congregación con el beneplácito del ayuntamiento de la ciudad, que negó un apoyo especial a este tipo de convención. Fuentes municipales explicaron que el encuentro es lícito y pacífico y que no recibió ningún apoyo especial.


Los organizadores explican que el número de inscritos internacionales ha aumentado un 20% en relación al año pasado y lo atribuyen a la buena reputación con que cuenta la ciudad entre el turista homosexual.


La cita incluirá actos en diferentes restaurantes, bares y saunas, que suelen ser frecuentados por el público homosexual para conocer gente y para concretar relaciones sexuales. Los inscritos dispondrán de autobús para los traslados por la ciudad y también descuentos en los locales colaboradores. Toda la logística se financia con los recursos de la propia organización.

Viaje de destape
Muchos de los asistentes provienen de países donde la homosexualidad está prohibida, como Jordania, Arabia, Kuwait o Egipto. Para ellos, el encuentro fuera de sus países representa la posibilidad de expresar públicamente su homosexualidad sin ser juzgados (moral y judicialmente). Muchos valoran a Barcelona como una ciudad tolerante con los homosexuales.
"En Hong Kong la policía te molesta si eres gai, aunque cada vez menos. Por eso me encanta esta ciudad: es muy abierta y comprensiva y nadie te busca problemas por ser homosexual", explica Chung Yiu I, de 37 años.


Por considerarse una minoría dentro de la minoría homosexual, los osos de diferentes países suelen organizar encuentros internacionales para establecer relaciones de todo tipo. Muchos asistentes explicaron que suelen acudir a otras citas en diferentes ciudades de Europa y Estados Unidos. Suelen ser mayores de 30 años y cuentan con una elevada capacidad de gasto.


Pero, según los organizadores, Barcelona es una de las capitales con mayor peso dentro de este particular movimiento. Aseguran que el prototipo de hombre mediterráneo --con tendencia a tener más vello corporal que el nórdico-- ayuda a que el porcentaje de osos gais en España sea mayor que en otros países, lo cual hace atractiva a Barcelona como destino para quienes buscan hombres con estas características.


"Esta cita es muy famosa en Estados Unidos. Tiene fama de tener muy buenas fiestas y comida. Pero aunque vengo con mi novio, venimos también a buscar hombres", explica Paul McAllester, de 45 años, de New Jersey.

> Erreportajea: Trans > CARLA SERA POR FIN CARLA

  • Carla será por fin Carla
  • Carla Antonelli se convierte en la primera transexual de la Comunidad de Madrid y una de las pioneras de toda España en solicitar que su identidad figure en los documentos oficiales
  • El País, 2007-04-05 # Alvaro Corchera · Madrid

Carla, ¿cómo te llamabas antes? "Me niego a decirlo si no es en presencia de mi abogado. Ese nombre no me representa en absoluto", responde. Ella es Carla Antonelli, la primera persona transexual de la Comunidad de Madrid que ha solicitado que su verdadera identidad, la que ella siente como propia, sea la que figure en los documentos oficiales. Así, Carla será por fin Carla. Y nunca más tendrá que pasar por situaciones embarazosas al presentar su DNI en un hotel o un aeropuerto, al pagar con su tarjeta de crédito, o al recoger una carta certificada. Ella es, además, de las primeras en lograrlo en España (ya ha habido alguna solicitud, por ejemplo, en la Comunidad Valenciana), después de que el pasado 2 de marzo el Congreso aprobara la Ley de Identidad de Género.


Esta norma permite el cambio de nombre y sexo en el Registro Civil sin que sea requisito la cirugía. "Los derechos de las personas no pueden quedarse en un quirófano", proclama Carla. En España hay entre 3.000 y 8.000 transexuales.


"Ha sido alucinante. No me esperaba ser la primera", confesaba ayer Antonelli. Para ella, lo vivido en el Registro Central de Madrid supera la anécdota de haberse convertido en la primera transexual madrileña plenamente reconocida. "Supone una explosión de sentimientos, hacer un viaje al pasado, es como despertar de un coma, ver que otra España es posible", aseguraba emocionada. Y así, con tantos sentimientos a flor de piel, Carla resumía toda su vida. "A los 7, 8, y 10 años no me identificaba con los niños. Y a los 12, al ir surgiendo los instintos sexuales, te das cuenta de que tampoco eres homosexual", recordaba. Y a los 15 años descubre en Santa Cruz de Tenerife (a sólo 30 kilómetros de su Güimar natal) que existe gente que ha modificado su cuerpo. "Vi la luz al final del túnel, pensé que podía ajustar mi cuerpo a lo que mi mente daba por cierto", rememoraba. Pero el mayor trago de su vida seguramente llega en 1977, cuando deja su casa con unos 17 años (Carla nunca quiere reconocer su edad exacta) y se marcha hasta Las Palmas. "A los pocos meses se lo conté a mi familia. Fue muy duro. Me había puesto mi primera inyección de estrógenos y sabía que era un viaje de no retorno. Jamás volvería a mi pueblo", explica. En ese momento, dice, "lloras mucho y te desahogas".


A partir de entonces, Antonelli comienza otra vida. Ya es Carla, aunque su DNI no lo refleje. Y eso le supone algún encontronazo con la Policía. "La noche del 24 de junio de 1977 un poli me reventó la cara contra una pared", recuerda. "Otra vez, un agente me dijo en el parque de Santa Catalina de Las Palmas: 'Ya estáis contentos, ya tenéis democracia'. Y me soltó una hostia". Durante los años ochenta y noventa, Antonelli, actriz de profesión, trabajó en el teatro, participó en alguna película y series de televisión como Periodistas o El Comisario. A mediados de los noventa, "cuando Almunia perdió las elecciones", Carla entra en el PSOE, donde es nombrada coordinadora del área de transexuales. Cuando se le pide que haga un análisis de por qué han tenido que pasar treinta años de democracia para que sus derechos sean reconocidos, Carla no disimula su militancia socialista. "No habíamos tenido un presidente como el que tenemos ahora. [José Luis Rodríguez] Zapatero es el primero que cree que estas injusticias se tenían que arreglar, que ha sido valiente y se ha atrevido a enfrentarse a la Iglesia y a la derecha", expone, convencida. Pero a pesar de su incondicionalidad a Zapatero, ahora hace casi un año, Antonelli amenazó con iniciar una huelga de hambre por el retraso de la Ley de Identidad de Género. "Nunca antepondré mi ideología a mis intereses como persona transexual", dijo entonces. Ahora, aprobada la norma, Carla será por fin Carla.

> Erreportajea: Hiesa > SUDAFRICA: TRES MIL PERSONAS SE MEDICAN CONTRA EL SIDA CON AYUDA DE LOS MENSAJES SMS

  • Tres mil surafricanos se medican contra el sida con ayuda de los mensajes SMS
  • Sólo cinco médicos y cinco enfermeras atienden a los pacientes. El proyecto Sizophila de la fundación Desmond Tutu se lleva a cabo en Gugulethu, donde viven 325.000 personas de las que un 27% son VIH positivo
  • El País, 2007-04-05 # Lali Cambra

Más de tres mil personas toman antirretrovirales (ARV) en el asentamiento de Gugulethu, en las afueras de Ciudad del Cabo (Suráfrica) con ayuda de los SMS. Tres mil personas a sanar por sólo cinco médicos y cinco enfermeras asignadas a la clínica de la zona. Con esta ratio imposible, ha sido el uso de la telefonía móvil y, en concreto, de los mensajes cortos de texto los que posibilitan atender a cada uno de los pacientes y garantizar su adhesión a unos medicamentos que deben ser tomados a rajatabla durante toda la vida.


"Sin los móviles hubiera sido muy difícil o imposible", explica Lulu Mtwisha, coordinadora del proyecto Sizophila (sobreviviremos, en la lengua local, xhosa) de la fundación Desmond Tutu en Gugulethu, donde viven 325.000 personas de las que se calcula que un 27% son VIH positivo.


"Cada una de nuestras consejeras, unas 25 ahora, tiene a su cargo a unos cien pacientes. Si por cada paciente que visitan hubiera que acudir a la clínica para rellenar formularios en papel, el sistema se colapsaría", expone la coordinadora del proyecto.


Las trabajadoras visitan a los enfermos en su casa tan pronto se inicia el tratamiento con antirretrovirales y "disponen de un teléfono móvil con un programa en el que se recogen los datos sociológicos, psicológicos y sintomáticos del paciente", explica Jalal Ghiassi-Razavi, responsable de mercadotecnia de Cell-Life, la organización que ha diseñado el programa y cuyo objetivo es facilitar el uso de las nuevas tecnologías para la lucha contra el sida, una cuestión vital en Suráfrica, con más de cinco millones de personas infectadas -de un total de 46 millones de habitantes) y con un sistema de salud saturado, falto de personal.


Los datos recogidos incluyen el tipo de vivienda, si tiene electricidad o agua corriente, situación laboral, familiar, etcétera, y son enviados a una base de datos en la clínica. "Estos datos sirven para ver cuáles son las posibilidades de que el paciente mantenga la medicación. Por ejemplo, alguien que quiera ocultar a su entorno que es VIH positivo, es muy difícil de tratar y también es importante saber si hay comida suficiente cada día en la mesa, indispensable para que la medicación haga su efecto", dice Mtwisha.


A la clínica, en caso extremo
El paciente no va a la clínica a menos que la situación sea extrema y requiera atención médica. Las consejeras de Sizophila son VIH positivas ellas mismas y conocen los efectos secundarios de las pastillas: "náuseas, vómitos, diarreas, dolor en los pies, todos ellos son tratables y los consejeros saben qué hacer. Es un momento crítico porque, sin asistencia, el paciente está tentado a abandonar el tratamiento y puede morir", asevera Mtwisha.


Cuando se produce una emergencia, el enfermo llama al consejero quien, a su vez, contacta con la clínica por SMS. El médico o la enfermera, tras consultar el historial del paciente en la base de datos, resuelven qué hacer. Su decisión, bien asesorar al consejero o bien concertar un examen en la clínica, se comunica también vía móvil. Las visitas en el domicilio son frecuentes en el inicio del tratamiento, se espacian con el paso del tiempo y se abandonan cuando la carga viral del paciente alcanza niveles normales y la toma de medicamentos es regular.


"Pero no es todo miel sobre hojuelas y los retos siguen estando ahí; todavía hay mucho que perfeccionar", asegura Jalal. Problemas como la barrera lingüística (Suráfrica tiene 11 lenguas oficiales); la oposición de algunos enfermos a ser visitados en casa para evitar ser estigmatizados; la criminalidad en la zona, que convierte a los portadores de un teléfono móvil en objetivo de ladrones armados; la fragilidad de los aparatos, que se rompen y no hay fondos suficientes para ser reemplazados, son algunas de las dificultades.


"Estamos en la cuarta versión del software y seguimos siendo prudentes, adaptando y mejorando, a veces el problema no es la tecnología, sino quien la usa, si nos falla alguien introduciendo datos, el sistema cojea", puntualiza el responsable de Cell-Life, que lleva operando el proyecto desde 2002, cuando se gestó la idea en el departamento de ingeniería civil de la Universidad de Ciudad del Cabo (UCT) y recibió el apoyo de la compañía Vodacom. La organización también ha diseñado un método para facilitar el manejo masivo de los medicamentos y que ayuda a las farmacias no sólo a disponer siempre de las existencias necesarias, sino también a valorar la regularidad con la que el paciente toma su medicación contra el sida.


Expansión por África
El 90% del terreno surafricano está cubierto por una u otra red de telefonía móvil y más de la mitad de la población dispone ya de un aparato portátil. Estas cifras se harán extensivas al resto del continente en pocos años, según el cálculo de las compañías operadoras de telefonía móvil.


En la actualidad el 60% del territorio está cubierto. Es por ello que la iniciativa del uso de los mensajes cortos de texto (SMS) para controlar la adhesión de los enfermos a los antirretrovirales (ARV) ha tenido su réplica en Ruanda, esta vez bajo los auspicios de Motorola, la surafricana MTN, Voxiva y el plan de emergencia de Estados Unidos para la lucha contra el sida.


El sistema, muy parecido al surafricano, ha tenido éxito en Ruanda y, bautizado como Phones for Health ('teléfonos para la salud'), se pretende hacer extensivo a Nigeria y a otros ocho países africanos, con una inversión de más de 10 millones de dólares.


Pese a tener una mayor experiencia y operar de forma muy similar, Cell-Life, que opera en software libre, no ha sido contactada por los propulsores de Phones for Health, "desafortunadamente, el campo de trabajo es enorme; cualquier iniciativa y la aportación de más fondos para la lucha contra la pandemia del sida son bienvenidos", aduce Peter Benjamín, gerente de Cell-Life, quien asegura que "la aplicación de la tecnología para fortalecer los sistemas de salud tiene un potencial enorme y todavía no hacemos pleno uso del mismo".

> Berria: Hiesa > ESTADOS UNIDOS: NUEVA YORK PLANIFICA UNA CAMPAÑA PARA PROMOVER LA CIRCUNCISION COMO VIA PARA REDUCIR EL CONTAGIO DEL SIDA

  • N.York planifica campaña para promover circuncisión como vía de reducir Sida
  • Terra, 2007-04-05

Las autoridades sanitarias de Nueva York planifican una campaña para animar a varones con alto riesgo de contraer el Sida a que se sometan a una circuncisión, poco después de que la Organización Mundial de la Salud (OMS) recomendara ese procedimiento.


'La ciudad de Nueva York se mantiene como el epicentro de la epidemia del Sida' en Estados Unidos, declaró Thomas Frieden, director del Departamento de Salud e Higiene Mental, a 'The New York Times', que se ocupa en su edición de hoy de esa iniciativa.


Frieden recordó que en algunos subgrupos de población en Nueva York se da una tasa de incidencia de la enfermedad de entre el 10 y el 20 por ciento.


El departamento de Salud ha pedido a algunas entidades comunitarias y organizaciones defensoras de los derechos de los homosexuales que promuevan un debate sobre este asunto entre sus afiliados.


También ha solicitado a los responsables de hospitales y clínicas integrados en el sistema municipal de salud que ofrezcan ese procedimiento quirúrgico de forma gratuita a varones que no disponen de seguro médico.


En Manhattan, el 20 por ciento de los varones afroamericanos de entre 40 y 50 años de edad está infectado con el virus que causa el Sida y alrededor del 10 por ciento de los homosexuales que residen en la ciudad se hallan en esa misma situación, según el diario.


El doctor Frieden señaló que afroamericanos, hispanos y otros varones nacidos en el extranjero es menos probable que hayan sido circuncidados que los blancos nacidos en EEUU.


En este país, alrededor del 65 por ciento de todos los niños han sido circuncidados, según datos del Centro Nacional de Estadísticas de Salud.


La OMS y el Programa de la ONU contra el Sida (ONUSIDA) recomendaron el pasado 28 de marzo, por primera vez, la circuncisión masculina como una intervención importante adicional para reducir el riesgo de contagio del virus del Sida por vía heterosexual.


Ensayos clínicos realizados en Kenia, Uganda y Sudáfrica, entre una población de casi 10.000 varones de entre 15 y 49 años, mostraron que la circuncisión masculina reduce en casi un 60 por ciento el riesgo de contraer esa infección por vía heterosexual.


Expertos de la OMS han subrayado no obstante que la circuncisión debe considerarse siempre como parte de un conjunto más amplio de medidas encaminado a prevenir el contagio del VIH, que incluye también la distribución y uso correcto de los preservativos.


En esa línea, la ciudad de Nueva York ha intensificado la distribución gratuita de condones y el pasado 14 de febrero lanzó 'NYC Condom', un profiláctico que lleva en su envoltura un diseño novedoso y alusivo a la ciudad de los rascacielos.


El lanzamiento ha sido tan exitoso que en sólo un mes se han distribuido cinco millones de preservativos, tres veces más que en el mes de enero.

> Berria: Erauzketa > ERITREA PROHIBE LA PRACTICA DE LA ABLACION

  • Eritrea prohíbe la práctica de la ablación
  • El Gobierno de Eritrea ha prohibido la ancestral costumbre de la circuncisión femenina o denominada ablación, con el argumento de que esta práctica supone una amenaza para la vida de las mujeres.
  • Gara, 2007-04-05 # Nairobi

Cualquier persona que exija, incite, promueva o simplemente sea testigo de casos de mutilación genital femenina será condenada a una multa y a una pena de cárcel, según informó ayer el Ministerio de Información. La prohibición entró en vigor el pasado 31 de marzo.


"La circuncisión femenina es un procedimiento que pone seriamente en peligro de salud de las mujeres, les causa daños considerables y además amenaza sus vidad", ha afirmado el Gobierno.


La mutilación genital femenina es una costumbre muy arraigada, tanto entre musulmanes como entre cristianos, que se sigue practicando en varios países subsaharianos, en Egipto y en algunos países árabes, como Yemen. Esta práctica es ilegal en una decena de países africanos, pero es frecuente que se burle la ley.


La práctica suele consistir en la extirpación del cítoris, con el objetivo de preservar a las jóvenes del deseo sexual, proteger su honor y facilitar su entrega en matrimonio.


La ONU estima que más de 130 millones de mujeres en todo el mundo la han sufrido.


Los procedimientos utilizados, como cuchillos, navajas de afeitar o incluso piedras, todos ellos sin esterilizar, exponen a las víctimas a infecciones, tanto más cuanto lo habitual es que en cada ceremonia sean mutiladas numerosas niñas a la vez.

> Erreportajea: Eliza > MEXICO: PORPURADOS CONTRA LAICOS

  • Purpurados contra laicos
  • Aborto en México. Purpurados contra laicos
  • Radio Nederland, 2007-04-05 # Marta Durán de Huerta

Parecía que México había caído en el olvido del Vaticano y que el Papa Benedicto XVI centraba toda su atención en Europa; sin embargo, cuando en México empezaron los debates sobre las sociedades de convivencia, los matrimonios entre homosexuales y la despenalización del aborto, la jerarquía católica celebró reuniones con carácter de urgencia.


El Papa condenó todos los cambios que afecten al ideal de familia católica e instruyó a sus diplomáticos para influir en los procesos legislativos. Frenar en seco los proyectos de ley y reforzar a la familia se convirtió en una prioridad, incluso con sitios en Internet para encontrar esposo o esposa como en "Solteros del Ave María".


La Iglesia se moviliza
La despenalización del aborto en México sigue en el debate legislativo, pero la Iglesia Católica, sus cofradías, capillas y organizaciones afines, se han movilizado en una campaña sin precedentes. Incluso los sacerdotes y obispos conocidos por coquetear con la Teología de la Liberación, han cerrado filas. En México, en las últimas dos semanas ha habido seminarios, encuentros, y marchas de todos ellos.


Al tiempo que se lanzó una campaña en televisión contra el aborto, el alto clero mexicano amenazó con excomulgar a los congresistas que voten a favor de la ley.


El Papa ha enviado a su artillería pesada a México, nos referimos al presidente del pontificio Consejo Para la Familia, el cardenal ultra conservador Alfonso López Trujillo, quien participó en el Tercer Congreso Internacional Provida.


López Trujillo es uno de los representantes de la línea más dura del Vaticano.


Benedicto XVI también envió un nuevo nuncio, el Arzobispo francés Christophe Pierre, hasta hace poco nuncio en Uganda.


Llegaron como caídos del cielo
De inmediato los enviados papales hicieron lobby y ejercieron una tremenda presión política al grado que el 27 de marzo varios diputados de la Asamblea Legislativa del Distrito Federal (ALDF), entregaron una carta al Gobierno de México reclamándole la expulsión de López Trujillo por "inmiscuirse en asuntos políticos" del país, lo cual está penado por la ley.


Los mexicanos constituyen la mayor parte de los católicos del mundo, sin embargo, el país es laico y tiene una estricta separación entre Iglesia y Estado desde hace 150 años. Y el que existan organizaciones feministas como Católicas Por el Derecho a Decidir, demuestra que la grey no es tan sumisa y está tan domesticada como se pensaba.


Que cada quien decida
No está a discusión si el aborto es bueno o no, moral o inmoral. Se trata de frenar los abortos clandestinos que mal practicados, sin higiene y por una red de mafias, son la segunda causa de muerte femenina en México.


A pesar de la prohibición de las leyes, a pesar de los sermones, las mujeres abortan; eso es un hecho. Las ricas lo hacen en el extranjero o en hospitales caros donde tienen todas las atenciones; las pobres, con comadronas o en clínicas clandestinas en condiciones infames que muchas veces les cuesta la vida.


Según cálculos del Consejo Nacional de Población, cada año se practican en México más de 100 mil abortos clandestinos, aunque las ONG´s estiman que la cifra supera los 500 mil anuales. Por lo menos 4 mujeres fallecen a diario debido a abortos mal practicados.